Non si tratta di un vero laboratorio
ma di un grande gioco che si realizza in gruppo e dura un
paio di ore.
Sta nell’elenco dei laboratori perché
rappresenta il mio vivo grazie a Bruno Munari che ha ideato
questo momento di stimolazione della creatività infantile.
La prima sequenza fotografica dell’impresa sta nel suo libro
Fantasia del 1978 ed è accompagnata da brevi testi.
Se oggi potessi parlare ancora a Munari come ho fatto per
molti anni, gli dovrei confidare che non è poi con grande
soddisfazione di tutti che si conclude il gioco. Anzi, più
di qualcuno resta dubbioso, e non solo tra gli adulti.
Si tratta, al di là di questo, di un
momento bello e intenso per lavorare insieme giocando,
ricercando idee per realizzare un progetto comune.
All’inizio l’animatore con l’aiuto dei
bambini costruisce un grande albero di carta da pacchi
bianca che viene fissato al pavimento con del nastro
adesivo. Il tronco, i rami più grossi e poi via via più
sottili. In una palestra l’albero può raggiungere l’altezza
di 10 metri.
A questo punto i bambini sono invitati
a disegnare direttamente sull’albero, a ritagliare,
incollare, colorare. Via via l’albero diventa ricco di
foglie, di fiori e frutti. Compaiono grandi uccelli accanto
ai loro nidi e altri animali. Un bambino si arrampica e dal
ramo più grosso penzola un’altalena...
Il lavoro continua e i bambini
cambiano il loro posto a mano a mano che arrivano nuove
idee.
Ora tutti insieme ci alziamo e
osserviamo l’albero dall’alto. Cerchiamo di scoprire le
relazioni che ci ha permesso di fare.
I bambini si distribuiscono tutto
intorno alla grande opera.
A un cenno dell’animatore tutti
staccano l’albero dal pavimento, lo alzano e lo fanno
dondolare un po’! Poi, correndo qua e là, l’albero viene
strappato e ogni bambino se ne ritrova un pezzo in mano.
Il gioco munariano si conclude così, nella speranza che
ognuno capisca che alla fine si distrugge il prodotto, che è
anche un modello, perché resti il metodo e la sensazione
felice del gioco creativo fatto insieme.
Trovandomi spesso a fare questo
intervento ho pensato che si potrebbe anche prolungare in
questo modo.
Una volta rotto l’albero in tanti
pezzi, invito i bambini a riporre i pezzi (tutti) in una
scatola capace. Poi, davanti a loro, chiudo bene la scatola
con del nastro. Insieme firmiamo la scatola e aggiungiamo
l’ora, la data e il luogo dell’intervento.
Passata qualche settimana possiamo
riprendere il gioco aprendo la scatola.
Ognuno prende un pezzo e insieme agli
altri prova ad appoggiarlo intanto nel posto più giusto.
Ancora un momento per osservare bene e poi con la cucitrice
e il nastro si restaura l’albero riportandolo al suo antico
splendore.
La ricostruzione avviene in un clima
ricco di osservazioni dove è importante la memoria di tutte
le fasi precedenti del lavoro. Aggiustare e restaurare sono
forse concetti con cui dovremo bene confrontarci...
Grazie a MUNARI per averci portato
così lontano.