4 LIBRI IN FOGLIO PER LA FORMAZIONE |
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Le quarte di copertina
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“L’estetica vince la miseria” me l’ha ripetuto instancabile Bruno Munari. Non saprei dire se l’aforisma fosse suo. È certo che lo amava così tanto da farne un vessillo, un vanto del pensiero breve, intenso sulla più vera comprensione del bisogno umano. Per me il suo profondo significato, questo aforisma lo gioca tutto sulla parola miseria che contrappongo a povertà. Ogni povero credo possa essere anche misero, come qualunque ricco e allo stesso modo, per la stessa ragione. Il povero vive con dignità la sua condizione che prevede lotta e valori, spirito e grazia, pochi mezzi certo, ma segni certi e spirito di giustizia. Il misero è triste, vinto, senza credo, può certo non essere povero, anzi, ricco di mezzi ma presuntuoso e saccente. Misero è chi imbroglia fregandosi le mani e sputa camminando, alza la voce e… L’estetica come arte del bello e la sua provocante didattica vince la miseria e proclama la povertà degli ultimi che riconoscono nello spirito valori assoluti di elevazione per ogni essere umano. L’estetica come ricerca instancabile non sta nel lusso che è statico e sa autocelebrarsi. La ricerca per la bellezza porta infinito dinamismo nel ruolo sociale con il più alto senso di appropriazione culturale. L’estetica non è la bellezza comprata ma scoperta e inseguita continuamente nella natura, in ogni suo materiale poverissimo. L’estetica è un credo interno, è chiamata o grido… Ogni vita lo deve prevedere e ogni bambino riporterà l’esempio prima dai suoi genitori prima di farlo proprio. Appunto un esempio, non un prodotto ma un progetto per essere orgogliosi del proprio stato e coraggiosi. Dunque poveri, sempre, ma sensibili, riconoscenti al mondo che ci cura e ci sfama, all’arte, ai sogni. Poveri, mai miseri, ricchissimi, che lottano per altri poveri del mondo senza lacrime, con la bellezza del mondo nei loro occhi incantati.
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